14 Luglio 2025

Un database pubblico raccoglie informazioni sui funghi del suolo

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Dopo anni di studio, un gruppo di ricercatori americani ha mappato le caratteristiche delle spore di 344 specie di funghi micorrizici arbuscoli. Ricavando informazioni rilevanti per valutarne la distribuzione e la resilienza agli stress

di Matteo Cavallito

I funghi micorrizici sotterranei svolgono notoriamente un ruolo decisivo per le piante che, con il loro contributo, possono accedere ai nutrienti del suolo restituendo in cambio zuccheri. Sebbene questa relazione simbiotica sia tra le più diffuse del Pianeta, il legame tra le caratteristiche delle specie fungine e la loro distribuzione, funzione e resilienza è tuttora poco conosciuto.

A fornire nuove conoscenze, tuttavia, sono stati di recente i ricercatori del Dartmouth College di Hanover, New Hampshire, che, in uno studio pubblicato sulla rivista Scientific Data, hanno descritto un database completo che cataloga le caratteristiche delle spore di 344 specie. Questa raccolta di informazioni, hanno spiegato in un articolo, vuole aiutare gli scienziati a studiare come i funghi e le piante da essi sostenute rispondono a eventi come il cambiamento climatico e l’uso del suolo.

Quello dei funghi resta un mondo ampiamente sconosciuto

“I tratti sono caratteristiche misurabili (morfologiche, fisiologiche, fenologiche, comportamentali o culturali) degli organismi che possono essere utilizzate per fare ampie inferenze sull’ecologia e sull’evoluzione della vita”, spiega lo studio. Questi elementi, in particolare, influenzano il modo in cui gli organismi interagiscono con i componenti biotici e abiotici dell’ambiente, con implicazioni per il funzionamento più ampio degli ecosistemi. In base a questo principio, collegando la forma alla funzione, l’ecologia basata sui tratti mira quindi ad accrescere la nostra comprensione predittiva dei processi ecosistemici. E, con essi, dell’impatto dei fattori critici come il cambiamento di uso dei terreni, il clima e la perdita di biodiversità.

Le conoscenze a disposizione, tuttavia, sono ancora limitate. “Nonostante sulla Terra esistano tra i 3 e i 13 milioni di specie di funghi, gli studi sull’ecologia funzionale fungina e la micologia basata sui tratti sono ancora agli albori”, spiega la ricerca.

A pesare sono infatti diversi ostacoli a cominciare dalle difficoltà nell’osservazione sul campo e nella coltivazione in laboratorio. A queste si aggiungono l’ardua interpretazione delle relazioni di simbiosi con la pianta, la complessità ecologica e fisiologica dei tratti fungini e, soprattutto, la scarsa presenza di dati. Come superare questi problemi, dunque?

Seguire le spore

L’idea proposta dai ricercatori consiste nell’esaminare le spore, ovvero i microscopici ammassi di cellule a pareti spesse che questi microorganismi usano per riprodursi e diffondersi. Avviato nel 2019, il processo di catalogazione ha interessato i funghi micorrizici arbuscoli, che formano relazioni con un’ampia varietà di piante, tra le quali erbe, arbusti, alberi e la maggior parte delle colture. Gli autori hanno esaminato la letteratura scientifica raccogliendo informazioni sulle dimensioni, la forma, l’ornamentazione della superficie, il colore e lo spessore delle pareti.

“Le spore variano in base a numerosi tratti morfologici quantificabili, sono tra le cellule fungine più grandi e si differenziano per dimensioni, forma, colore, ornamentazione superficiale e struttura complessa della parete”, spiega la ricerca.

Esse, inoltre, “sono i propaguli riproduttivi di funghi micorrizici arbuscoli che in passato sono stati collegati alla dispersione aerea a lunga distanza e alla resistenza a fattori di stress ambientale”. I dati raccolti aiuteranno ora i ricercatori a realizzare inferenze ecologiche ed evolutive associando a esse i tratti caratteristici delle spore.

Un contributo per nuovi studi

Secondo i ricercatori, il legame tra le funzioni ecologiche specifiche e i tratti sarebbe il risultato di compromessi evolutivi. Il contenuto di melanina nella parete cellulare, ad esempio, aiuta a proteggere i funghi dai raggi UV e dal fuoco, la forma della spora influisce sulla capacità di trasporto in acqua, mentre l’ornamentazione – ovvero la presenza di rilievi o meno sulla superficie – favorisce l’interazione con i batteri, l’aggancio a particelle di suolo o il trasporto tramite insetti o animali.

I ricercatori, inoltre, hanno scoperto che i funghi che producono spore più grandi sono in grado di prosperare in climi più caldi e umidi.

Le scoperte, quindi, potranno essere utilizzate per lo sviluppo di ulteriori ricerche, aiutando così a migliorare le pratiche agricole e di ripristino ecologico attraverso l’identificazione delle specie fungine più adatte a specifici ecosistemi. “Ci auguriamo che i ricercatori utilizzino questi dati per porre molte nuove domande sulla storia evolutiva e sulla diversità funzionale di questo gruppo di funghi così importanti dal punto di vista ecologico ed economico”, concludono gli scienziati.