Dalla citizen science un aiuto concreto al monitoraggio del suolo
Con il contributo della banca dati di Prepsoil, una nuova ricerca evidenzia i vantaggi della citizen science. L’approccio si conferma efficace ma servono standard comuni e tecnologie di validazione
di Matteo Cavallito
A sottolinearlo uno studio realizzato con il contributo di Prepsoil, un progetto triennale finanziato dal programma Horizon che punta a “sostenere l’attuazione della Missione UE ‘A Soil Deal for Europe’ creando consapevolezza e conoscenza tra gli stakeholder delle regioni europee”. Per ottenere i risultati migliori, sottolineano i ricercatori, è necessario investire in formazione, infrastrutture digitali, coordinamento istituzionale e apertura dei dati, in linea con le strategie continentali e le attività dell’Osservatorio Europeo del Suolo (EUSO).
Un contributo al monitoraggio degli indicatori del suolo
Il coinvolgimento dei cittadini nell’esplorazione scientifica si fonda sull’impiego di piattaforme digitali, applicazioni per smartphone e tecnologie di telerilevamento che permettono di ottenere risoluzioni spaziali e temporali più precise di quelle comunemente raggiungibili con i metodi tradizionali. “Questi approcci partecipativi hanno mostrato un particolare potenziale per il monitoraggio di indicatori critici per la salute del suolo, tra cui l’umidità del terreno, la biodiversità, il contenuto di carbonio organico e i profili dei nutrienti”, spiegano gli autori. Che aggiungono:
“Tutto questo non contribuisce solo ad ampliare il bacino dei dati ma anche a rafforzare l’impegno del pubblico e a promuovere l’alfabetizzazione scientifica”.
Gli ostacoli, tuttavia, non mancano a cominciare “dalla necessità di una rigorosa convalida dei dati, da una standardizzazione dei protocolli e da una costante motivazione dei ricercatori volontari “. Lo studio si è posto quindi tre obiettivi:
- esaminare il contributo attuale della citizen science al monitoraggio e alla protezione del suolo;
- valutare le diverse iniziative e i metodi già in uso;
- definire le potenziali soluzioni per armonizzare i dati generati dai cittadini con le strutture di sorveglianza del suolo più convenzionali.
Allo studio quasi 100 iniziative della banca dati di Prepsoil
Gli studiosi, guidati da Karel Charvát, ricercatore di Plan4all, un’organizzazione scientifica che riunisce una rete di oltre 60 partner provenienti da 22 Paesi, tra cui enti pubblici, università, centri di ricerca e soggetti privati, hanno considerato tre fonti principali: la letteratura esistente, una banca dati di 96 iniziative europee di citizen science raccolte dal progetto PREPSOIL e, infine le indagini condotte in cinque Living Labs. Ovvero i centri sperimentali che, insieme alle Lighthouse Farms, rappresentano le principali strutture di ricerca e innovazione per la salute del terreno nel Continente.
Tra i vantaggi principali dell’approccio partecipativo evidenziati dallo studio ci sono l’aumento della copertura spaziale e temporale dei dati raccolti su alcuni parametri chiave come il contenuto di carbonio organico, il pH, i livelli di nutrienti, la presenza di contaminanti e la biodiversità.
A emergere, però, sono anche diverse criticità: la variabilità nelle competenze dei volontari, la mancanza di protocolli condivisi per la raccolta e la validazione dei dati, la difficoltà nel mantenere alta la motivazione dei partecipanti nel lungo periodo, e le preoccupazioni legate alla privacy e alla gestione corretta dei dati.
Strumenti per la citizen science
Per risolvere questi problemi, gli autori suggeriscono quindi l’adozione di standard metodologici comuni e l’uso di tecnologie di validazione automatica come l’intelligenza artificiale e i sensori. Queste ultime, in particolare, contribuiscono a rafforzare la fiducia degli stakeholder nella qualità dei dati. Le iniziative più efficaci combinano in particolare formazione, tecnologie accessibili e collaborazione tra tutti gli attori coinvolti. Vale a dire cittadini, enti locali, ricercatori e istituzioni pubbliche.
Lo studio, insomma, “dimostra che la partecipazione dei cittadini può essere una risorsa preziosa per ampliare la scala spaziale e temporale del monitoraggio, migliorare la ricchezza dei dati e promuovere l’impegno della comunità nella gestione dell’ambiente”.
Allineandosi “con direttive ambientali più ampie, come la Soil Mission dell’UE” e Integrando tutti gli elementi necessari, quindi, “la citizen science può contribuire a una base più inclusiva e scientificamente rigorosa per una gestione sostenibile del suolo in paesaggi diversi”, conclude lo studio.

National Park Service U.S. Department of the Interior Public Domain Dedication
Patrick Domke / ETH Zurich, per uso non commerciale
pickpik royalty free
Re Soil Foundation


