Nel verde urbano molti contaminanti pericolosi. Lo dicono i ricci
Analizzando i resti dei ricci, i ricercatori dell’Università di Lund hanno individuato una significativa presenza di contaminanti come gli ftalati e i policlorobifenili (PBC) oltre a metalli pesanti e pesticidi
di Matteo Cavallito
Gli spazi verdi urbani presentano una sorprendente varietà di contaminanti. A evidenziarlo sono alcune vittime insolite quanto trascurate: i ricci. Lo segnalano i ricercatori dell’Università di Lund, in Svezia, che, nel corso di uno studio, hanno esaminato i resti di questi animali riscontrando tracce di sostanze pericolose come piombo, pesticidi, agenti ignifughi bromurati, additivi plastici, policlorobifenili (PCB) e metalli pesanti.
“Gli ambienti urbani sono esposti a una vasta gamma di pressioni antropiche, tra cui l’esposizione a sostanze chimiche”, spiega la ricerca pubblicata sulla rivista Environmental Pollution. “Mentre l’entità dell’esposizione della fauna selvatica ai metalli in tracce e agli inquinanti persistenti da sostanze non più utilizzate è stata ben documentata, quella dei mammiferi terrestri ai contaminanti emergenti ha ricevuto fin qui poca attenzione”.
I ricci offrono un’impronta dell’ambiente
La ricerca si è posta l’obiettivo di individuare i fattori di rischio per gli animali e gli esseri umani costituiti dai composti inquinanti. Scegliendo, nell’occasione, di osservare una specie giudicata particolarmente utile a descrivere lo scenario nel suo complesso. “Percorrendo tipicamente lunghe distanze – entrando e uscendo da parchi e giardini ogni notte – e poiché si nutrono di insetti e altri invertebrati, i ricci sono particolarmente esposti ad alte concentrazioni di inquinanti ambientali”, spiega lo studio.
Secondo Maria Hansson, tossicologa della Lund e principale autrice della ricerca, citata in una nota della stessa università, l’analisi dei ricci fornisce in particolare “una specie di impronta ambientale di ciò che è presente nell’ecosistema di un’area”.
Queste informazioni, aggiunge, sono “molto difficili da rilevare”. Nonostante questo, tuttavia, “i ricci ci hanno permesso di ottenere una visione unica del tipo di inquinamento ambientale urbano che ci circonda”. Per quanto se ne sa, sottolinea ancora lo studio, i ricercatori svedesi sono i primi ad aver documentato l’esposizione di questi animali agli inquinanti.

I resti raccolti nel 2021 e 2022 sono stati utilizzati per caratterizzare il livello, la distribuzione tissutale e la composizione delle sostanze nei campioni. Immagine: Noëlie Molbert, Fabrice Alliot, Aurélie Goutte, Maria C. Hansson, “The dead can talk: Investigating trace element and organic pollutant exposure in mammalian roadkill under contrasting habitats”, Environmental Pollution, Volume 367, 2025, 125648, ISSN 0269-7491, https://doi.org/10.1016/j.envpol.2025.125648 Attribution 4.0 International CC BY 4.0 Deed
Ftalati e PBC sono gli inquinanti più diffusi
Raccogliendo i resti dei ricci individuati tra il 2021 e il 2022 nel territorio di Lund e delle aree limitrofe i ricercatori hanno analizzato i tessuti misurando la presenza di 11 elementi e 48 inquinanti ambientali organici. “Ciò che ci ha sorpreso è stata la presenza di numerosi inquinanti ambientali negli animali, come i PCB e diversi ftalati, e di concentrazioni molto elevate di alcuni metalli pesanti, in particolare il piombo”, spiega ancora Hansson.
In particolare, nota lo studio, “I diesteri degli ftalati e i PCB sono risultati i composti più diffusi nei campioni di fegato, con concentrazioni medie comprese rispettivamente tra 1.090 e 681 e 284 e 231 nanogrammi per grammo di peso secco”.
Gli ftalati, ricordano gli autori, sono utilizzati nella produzione di materiali come plastica e nella gomma mentre i PCB sono sostanze tossiche il cui impiego nel settore manifatturiero è stato vietato già negli anni Settanta.
I risultati sono un monito anche per gli esseri umani
Lo studio ha dimostrato come gli ambienti urbani contengono una grande quantità di sostanze problematiche sia dal punto di vista ambientale sia per la salute. Inquinanti pericolosi che, ricordano ancora gli scienziati provengono da diverse fonti come materiale da costruzione, plastica, pesticidi, inquinamento atmosferico, rifiuti, residui di pneumatici e suolo contaminato. Per questo, aggiunge l’indagine, diventa necessario un maggiore monitoraggio ambientale del terreno e degli organismi nelle aree verdi urbane.
Ma non è tutto. In generale, si sa ancora poco su come le diverse specie animali siano influenzate dalle sostanze pericolose per l’ambiente e lo studio della fauna selvatica è considerato complesso. Tuttavia le informazioni raccolte sui ricci sono comunque motivo di preoccupazione. “Poiché i ricci sono mammiferi come noi, è preoccupante trovare sostanze che sappiamo essere dannose per il sistema endocrino o cancerogene o capaci di interferire sulla riproduzione umana”, conclude Hansson.

Essendo particolarmente esposti agli agenti inquinanti, i ricci forniscono un'impronta ambientale dell'ecosistema di un'area. Foto: Charlie Marshall Attribuzione 2.0 Generico CC BY 2.0 Deed
Patrick Domke / ETH Zurich, per uso non commerciale
pickpik royalty free
Re Soil Foundation


