Il futuro delle foreste boreali? Più omogeneità e incendi
Secondo uno studio della Wageningen University le foreste dell’emisfero settentrionale saranno sempre più simili tra loro a causa dei cambiamenti climatici. In questo modo aumenterà anche il rischio di incendi boschivi
di Matteo Cavallito
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Il riscaldamento globale impatta sulle foreste boreali, destinate a cambiare aspetto con conseguenze tutt’altro che marginali. Tra queste anche una crescita della vulnerabilità agli incendi. L’ipotesi è stata presentata in una recente ricerca dell’Università di Wageningen, nei Paesi Bassi, che ha preso in esame le dinamiche in atto in questi peculiari ambienti che caratterizzano le grandi distese di Canada, Alaska e Siberia così come i boschi collocati alle latitudini più basse dell’emisfero. Ecosistemi cruciali, ovviamente, che garantiscono importanti servizi a cominciare dalla conservazione della biodiversità e dallo stoccaggio del carbonio nel suolo e negli alberi.
Le foreste del nord diventano più dense
“Le foreste che crescono nell’area di distribuzione boreale meridionale potrebbero non essere in grado di mantenere l’attuale quantità di alberi dato che il clima diventa più caldo e più secco. Pertanto, potrebbero diventare meno dense”, spiega in una nota Ronny Rotbarth, ricercatore e co-autore dello studio. “Altre foreste, nel freddo nord, potrebbero ospitare un maggior numero di alberi a seguito del riscaldamento climatico diventando di fatto più dense di quanto lo siano oggi”.
Per studiare i futuri cambiamenti degli ecosistemi sono necessari complessi modelli di simulazione, ricordano gli autori. La ricerca non ha fatto eccezione anche se, in questo caso, gli scienziati hanno utilizzato un nuovo approccio basato sulla valutazione della densità della copertura arborea. Raccogliendo i dati disponibili degli ultimi due decenni, i ricercatori hanno osservato i cambiamenti nella concentrazione delle piante ipotizzando di conseguenza l’andamento del fenomeno fino all’anno 2100.
La transizione è già in corso
https://resoilfoundation.org/ambiente/caldo-siccita-carbonio-foreste/
L’impatto sugli incendi
Questa progressiva convergenza verso un unico modello forestale, in particolare, determina una maggiore propensione agli incendi. “Le foreste attualmente dominanti bruciano meno frequentemente di quelle aperte”, spiega Milena Holmgren, una delle autrici dello studio. “Le foreste rade di solito non forniscono abbastanza materiale combustibile, quelle dense creano microclimi che impediscono gli incendi forestali”.
Tuttavia, aggiunge, “La tipologia aperta che abbiamo previsto costituisce un punto debole e potrebbe portare a un numero di incendi superiore a quello che osserviamo attualmente. In questo caso, le funzioni cruciali delle foreste boreali sarebbero a rischio”.
A conti fatti il rilascio di carbonio potrebbe aumentare
Secondo la ricerca, l’aumento del rischio incendi si tradurrebbe in “rilasci potenzialmente consistenti del carbonio immagazzinato”. Secondo l’indagine, in particolare, i mutamenti in atto nelle foreste boreali dovrebbero portare entro la fine del secolo a una crescita dell’11,4% del sequestro dell’elemento da parte degli alberi. “Nonostante l’atteso aumento netto nella biomassa in superficie”, sottolinea però lo studio, ”il futuro delle foreste boreali potrebbe essere caratterizzato, nell’insieme, da un aumento delle emissioni”. Tre le cause individuate:
“In primo luogo, l’aumento netto di carbonio in superficie finirà per livellarsi con la densità degli alberi e con il raggiungimento dei limiti terrestri settentrionali delle foreste presso l’Oceano Artico”.
In secondo luogo, “gli alberi presenti potrebbero avere in futuro un’altezza inferiore a quella odierna e quindi immagazzinare meno biomassa a parità di densità della copertura arborea. Infine, l’espansione delle foreste nelle zone fredde boreali sarà in parte favorita dalla riduzione dell’estensione del permafrost in seguito al riscaldamento climatico”. Proprio lo scongelamento del permafrost finirebbe per liberare grandi quantità di carbonio dal suolo in una misura superiore a quella dell’assorbimento aggiuntivo da parte della biomassa di superficie nella maggior parte del bioma boreale.

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