3 Gennaio 2022

Con due anni di anticipo rispetto al resto della Ue, l’Italia introduce l’obbligo di raccolta differenziata della frazione umida e, al suo interno, anche delle plastiche biodegradabili e compostabili. Un passo essenziale per produrre più compost che restituisce sostanza organica ai terreni e per contrastare così i cambiamenti climatici

di Emanuele Isonio

 

Ascolta “La raccolta dell'umido diventa obbligatoria in tutta Italia. Ecco perché è un vantaggio per ambiente ed economia” su Spreaker.

La novità per una volta è positiva e fa vincere tutti: vincono i cittadini, che vedranno meno rifiuti finire in discarica anziché essere reimmessi nell’economia circolare. Vince una filiera industriale virtuosa che può rafforzarsi e migliorare il vantaggio competitivo che già ha mostrato di avere rispetto ai concorrenti internazionali. Vincono, soprattutto, il clima e il suolo perché la novità aiuterà a restituire sostanza organica ai terreni, frenando così il loro degrado e il rilascio di CO2 in atmosfera.

Le novità della direttiva Ue 2018/851

Dal 1° gennaio, in tutti i Comuni italiani è diventato obbligatorio prevedere la raccolta differenziata della frazione umida. In poche parole: gli scarti organici dovranno d’ora in poi essere necessariamente separati dagli altri rifiuti. E insieme ai residui di cibo dovranno essere raccolti anche gli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile, certificati EN 13432, per la trasformazione in compost. I sacchetti in bioplastica prima di tutto. Ma anche imballaggi di frutta e verdura, piatti, bicchieri e stoviglie monouso realizzate in materiale compostabile. A prevederlo è il decreto legislativo 116/2020 che recepisce in Italia la direttiva europea 2018/851 in materia di rifiuti.

L’entrata in vigore di questo obbligo anticipa di ben due anni un analogo impegno che sarà introdotto nel resto della Ue solo a inizio 2024. La disposizione impone ai Comuni italiani di attivare la raccolta differenziata della frazione umida. Il servizio va attuato tramite contenitori a svuotamento riutilizzabili o con sacchetti compostabili certificati a norma UNI EN 13432-2002.

Ecco perché è un’ottima notizia

“La norma introdotta dalla direttiva europea, ed anticipata in Italia, è un’ottima notizia per chiunque abbia a cuore la corretta gestione sostenibile dei materiali post consumo” spiega Enzo Favoino, ricercatore presso la Scuola Agraria del Parco di Monza e Coordinatore del Comitato Scientifico di Zero Waste Europe. “La raccolta dell’organico è fondamentale perché offre un contributo essenziale alla massimizzazione dei tassi di raccolta differenziata. Senza l’organico non saremmo potuti arrivare al 65% circa di raccolta differenziata raggiunto dall’Italia. Inoltre, separando bene l’organico, riduciamo la fermentescibilità dei rifiuti residui indifferenziati non riciclabili. Ciò permette ai Comuni di ridurne la frequenza di raccolta il che, oltre a ridurre i costi complessivi di raccolta, spinge i cittadini a separare meglio anche le altre frazioni riciclabili”.

 

Finora la raccolta dell’umido coinvolge l’80% della popolazione

Il vantaggio per la collettività, in questo senso, è evidente. Ma non va sottovalutato nemmeno l’apporto positivo in termini ambientali di un aumento della produzione di compost. Un’attività che vede l’Italia in cima alla classifica europea. La capacità del nostro sistema di compostaggio supera i 7 milioni di tonnellate, seconda solo alla Germania. Ad oggi, l’80% della popolazione è collegato con la raccolta dello scarto organico. Il nuovo obbligo renderà possibile estenderlo al 100%.

“Dal punto di vista agronomico – prosegue Favoino – separare l’organico dal resto dei rifiuti è importante per restituire al terreno materia viva e fertile. La fertilità dei suoli dipende essenzialmente dalla presenza di sostanza organica. Non a caso, gli scienziati del suolo parlano di ‘stato di pre-desertificazione’ quando i terreni si impoveriscono eccessivamente di sostanza organica. Restituendo quest’ultima ai suoli, ne esaltiamo la fertilità sotto tutti i punti di vista: dalla capacità di ritenzione idrica, alle attività dei microorganismi del suolo, alla disponibilità degli elementi nutritivi”.

FONTE: ISPRA - Rapporto Rifiuti Urbani 2020.

FONTE: ISPRA – Rapporto Rifiuti Urbani 2020.

Curare il secondo deposito di carbonio del Pianeta

A beneficiare di questa “restituzione” di sostanza organica non è solo la produttività agricola e la salute delle piante ma anche la lotta al cambiamento climatico ed al riscaldamento globale. La sostanza organica, infatti, è fatta essenzialmente di carbonio. Quest’ultimo, mentre nei suoli ne determina la fertilità come costituente principale della sostanza organica, in atmosfera, sotto forma di CO2 è uno dei principali fattori che determinano l’effetto serra. I suoli sono il secondo più grande magazzino di carbonio nel Pianeta dopo gli oceani. “Se abbiamo più carbonio nei suoli, nel bilancio del carbonio avremo quindi meno carbonio in atmosfera, ove produce effetti negativi come il riscaldamento globale” spiega Favoino.

Chiaro quindi che maggiore sarà la quantità di compost prodotto e distribuito nei terreni, più efficace sarà la nostra lotta ai cambiamenti climatici. In questo percorso, anche le bioplastiche compostabili possono fornire il loro contributo, quando vengono correttamente conferite insieme all’organico. “Ricordiamoci sempre di usare le bioplastiche compostabili per raccogliere la frazione organica” è l’appello di Marco Versari, presidente di Biorepack. “I sacchetti biodegradabili e compostabili hanno contribuito a rendere l’Italia il Paese europeo che raccoglie più frazione organica. Insieme all’organico ora devono essere conferiti nell’umido i sacchetti della spesa, le cialde del caffè realizzate in materiale compostabile, i nuovi imballaggi. Tutto ciò contribuisce ad aumentare ulteriormente questi tassi di raccolta”.

FONTE: ISPRA - Rapporto Rifiuti Urbani 2020.

FONTE: ISPRA – Rapporto Rifiuti Urbani 2020.

Bioplastiche compostabili importanti per ridurre inquinamento da plastica

Non solo: l’uso di strumenti per la raccolta differenziata come i sacchetti compostabili, correttamente usati per raccogliere la frazione umida e conferiti insieme ad essa, migliora anche la qualità della raccolta e riduce i contaminanti plastici nel terreno. “Dobbiamo assolutamente evitare i sacchetti di plastica convenzionale per raccogliere l’umido – ammonisce Favoino – perché la plastica diventa un contaminante che si frammenta e sotto forma di microplastiche finirebbe per entrare nella catena alimentare. Dobbiamo usare quindi i sacchetti di plastica compostabile certificata. Fortunatamente abbiamo da 20 anni uno standard di riferimento europeo e dobbiamo continuare a farlo conoscere e a utilizzarlo”.

Per supportare la raccolta differenziata e raggiungere gli obiettivi di riciclo organico, è stato costituito nel 2020 BIOREPACK, il consorzio di filiera del sistema Conai dedicato agli imballaggi in bioplastica compostabile, primo nel panorama europeo. “BIOREPACK deve fare in modo che gli imballaggi compostabili vengano raccolti assieme alla frazione umida e questo contribuisca al miglioramento qualitativo della raccolta” spiega Versari. “BIOREPACK ha recentemente firmato un accordo con ANCI che riconosce ai Comuni italiani, a fronte dell’organizzazione della raccolta differenziata, del trasporto e del trattamento dei rifiuti di imballaggi in bioplastica compostabile, determinati corrispettivi economici. Così facendo, garantiamo non solo vantaggi ai nostri concittadini ma garantiamo lo sviluppo di un’industria sostenibile, che realizza i prodotti in bioplastica compostabile e che rappresenta un’eccellenza riconosciuta a livello internazionale”.