4 Settembre 2024

La rigenerazione forestale mista ottimizza il sequestro di carbonio

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Uno studio americano quantifica l’efficacia dei diversi metodi di rigenerazione delle foreste. Applicando di volta in volta il sistema più efficace per ciascun luogo si possono sequestrare a parità di costo circa 10 miliardi di tonnellate di CO2 in più

di Matteo Cavallito

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Applicando il metodo ottimale di ripristino delle foreste, i Paesi a basso e medio reddito possono far crescere il sequestro della CO2 in atmosfera sostenendo costi inferiori rispetto a quanto stimato in precedenza. Lo sostiene uno studio della Nicholas School of the Environment della Duke University di Durham, North Carolina.

La maggior parte dei programmi di riforestazione attualmente in atto, ricorda la ricerca, si concentra solo sulla piantumazione di alberi. In realtà, spiegano gli scienziati, in quasi la metà dei casi osservati nel mondo il metodo di ripristino più efficace per sfruttare al meglio la capacità di cattura del carbonio da parte delle piante, consisterebbe nel lasciare ricrescere naturalmente, ovvero senza interventi, i boschi stessi. Un aspetto decisamente rilevante soprattutto per quelle nazioni più povere che, oltre a essere particolarmente colpite dalla deforestazione, dispongono di minori risorse per il rimboschimento.

Il carbon market incentiva la rigenerazione delle foreste

Lo studio analizza le possibili fonti di reddito legate agli interventi di ripristino delle foreste concentrandosi sul carbon market. La vendita dei crediti di carbonio alle aziende che cercano di compensare le proprie emissioni, notano gli autori, è un modo per incentivare la riforestazione. La ricerca, in particolare, prende in considerazione il costo netto che, in questo caso, equivale alla spesa totale necessaria per sequestrare la CO2 dall’atmosfera meno i risparmi e i benefici generati.

Tra i fattori che possono contribuire ad abbassare il costo netto anche la vendita di legname ottenuta tramite la “raccolta sostenibile”, ricorda Jeff Vincent, professore della Duke e co-autore dello studio in una nota della stessa università.

L’idea, insomma, è che una rigenerazione realizzata allo scopo di produrre legname in modo equilibrato (cioè in quantità e in tempi adeguati) possa offrire un incentivo economico senza vanificare il ripristino stesso. Quale metodo di rigenerazione scegliere, dunque? Dipende dalle condizioni di ciascun luogo, rispondono gli autori, chiamando in causa tutte le possibili variabili tra cui, ai tassi di crescita delle foreste, la vicinanza a fonti di semi naturali, la frequenza dei raccolti di legname e molte altre ancora.

A parità di costi si potrebbero sequestrare 10 miliardi di tonnellate di CO2 in più

Analizzando questi fattori, di conseguenza, gli autori hanno creato una mappa mondiale che mostra quale metodo di riforestazione sia più conveniente in base alla località. Ebbene: “I nostri modelli suggeriscono che la rigenerazione naturale è particolarmente conveniente rispetto alla silvicoltura di piantumazione in gran parte del Messico occidentale, nella regione andina, nel Cono meridionale del Sud America, nell’Africa occidentale e centrale, in India, nella Cina meridionale, in Malesia e in Indonesia”, spiega la ricerca.

“Al contrario, le piantumazioni sono particolarmente efficaci dal punto di vista dei costi rispetto alla rigenerazione naturale in gran parte dei Caraibi, dell’America Centrale, del Brasile, dell’Africa settentrionale, orientale e meridionale, della Cina settentrionale, del Sud-Est asiatico continentale e delle Filippine”.

In sintesi, prosegue lo studio, a livello globale la rigenerazione naturale potrebbe rimuovere fino a 21,8 miliardi di tonnellate di CO2 a un costo unitario inferiore ai 50 dollari per tonnellata. Per la piantumazione si arriva a un ammontare di 22,6 miliardi di tonnellate. Applicando il sistema più adatto in ogni luogo, però, si otterrebbe, sempre a parità di costi, un risultato decisamente migliore: 31,4 miliardi di tonnellate.

Potenziale di abbattimento applicando il metodo di riforestazione più conveniente in ciascun sito, al di sotto di 50 dollari per tonnellata CO2, per Paese (MtCO2). I dati si riferiscono a 138 Paesi a basso e medio reddito; 30 anni; attualizzazione al 5%; 2020 US$. Americhe, arancione; Africa, blu; Asia, viola. scala log-log. Busch, J., Bukoski, J.J., Cook-Patton, S.C. et al. Cost-effectiveness of natural forest regeneration and plantations for climate mitigation. Nat. Clim. Chang. (2024). https://doi.org/10.1038/s41558-024-02068-1 Open access

Potenziale di abbattimento applicando il metodo di riforestazione più conveniente in ciascun sito, al di sotto di 50 dollari per tonnellata CO2, per Paese (MtCO2). I dati si riferiscono a 138 Paesi a basso e medio reddito; 30 anni; attualizzazione al 5%; 2020 US$. Americhe, arancione; Africa, blu; Asia, viola. scala log-log. Busch, J., Bukoski, J.J., Cook-Patton, S.C. et al. Cost-effectiveness of natural forest regeneration and plantations for climate mitigation. Nat. Clim. Chang. (2024). https://doi.org/10.1038/s41558-024-02068-1 Open access

Un metodo sottoutilizzato che favorisce la biodiversità

Una strategia bilanciata che implichi l’impiego in luoghi diversi dei due sistemi osservati rappresenta a “metodo a più elevata biodiversità” che è tuttora “largamente sottoutilizzato”, ha dichiarato Jonah Busch, esperto di Conservation International, un’organizzazione no profit con sede ad Arlington, in Virginia, e principale autore dello studio.

“Speriamo che la nostra mappa aiuti governi, aziende e altre organizzazioni a utilizzare in modo più efficiente le risorse per il ripristino delle foreste”, ha dichiarato Vincent. Che ha aggiunto: “Un mix di foreste piantumate e rigenerate in modo naturale è spesso il modo migliore per compensare le molteplici sollecitazioni della società nei confronti delle foreste. Questo è ciò che abbiamo riscontrato nel caso delle emissioni di carbonio”.