Erosione costiera, una foto (nel punto giusto) può aiutare la ricerca
Il progetto globale di citizen science CoastSnap trasforma i turisti in alleati per monitorare e analizzare la velocità dell’erosione delle coste. Partito dall’Australia, è arrivato a contare oltre 200 postazioni di monitoraggio in 21 Paesi e ora può ricevere foto da tutto il mondo
di Emanuele Isonio
Sfruttare la passione per i selfie e le fotoricordo dei turisti di tutto il mondo per costruire una rete di monitoraggio a basso costo del fenomeno dell’erosione costiera. L’idea è venuta ad alcuni ricercatori della New South Wales University in Australia: nel 2017 hanno ideato CoastSnap, un progetto di citizen science che anno dopo anno ha permesso di costruire una mappatura del fenomeno erosivo in migliaia di siti in tutto il mondo e di tracciare i cambiamenti della costa nel tempo, a causa di eventi meteorologici, innalzamento del livello del mare, attività umane e altri fattori.
CoastSnap si basa su una tecnica nota come fotogrammetria: essa consente di individuare la posizioen della costa attraverso gli scatti fotografici con una precisione simile a quella dei team di rilevamento costiero professionisti.
La struttura del progetto
A rendere possibile l’uso di mani non professionali è un semplice strumento: sui tratti di costa da monitorare viene installato un supporto in acciaio inossidabile per gli smartphone. In questo modo i ricercatori sono sicuri di poter contare su più foto dalla stessa angolatura e di poterle comparare. Accanto al supporto, i turisti trovano un cartello informativo sul progetto. Sono così incoraggiati a posizionare il proprio telefono nel supporto, scattare una foto e condividerla in un database centralizzato tramite l’app gratuita CoastSnap (disponibile su Google Play e App Store) o i social media utilizzando un codice QR e un hashtag univoco per ogni stazione.
“La tecnologia alla base di CoastSnap è quindi in grado di creare video time-lapse e tracciare i cambiamenti precisi nella posizione della costa nel tempo” spiegano i ricercatori australiani.
Non solo: coinvolgere turisti e residenti nel progetto, oltre ad rendere possibile la raccolta di dati preziosi per la ricerca, stimola al contempo una gestione responsabile della spiaggia e l’educazione dei visitatori.
Oltre 40mila foto da tutto il mondo
La partenza del progetto CoastSnap è stata decisamente in sordina: nel 2017 nacque come progetto pilota tra l’UNSW Water Research Laboratory e il Dipartimento Ambiente, Industria e Pianificazione del Nuovo Galles del Sud. Il progetto consisteva in due stazioni fotografiche installate sulle piagge settentrionali di Sydney, Manly Beach e North Narrabeen. L’obiettivo era sviluppare algoritmi per mappare il cambiamento della linea di costa dalle immagini della comunità.
Man mano però il progetto si è ampliato, andando oltre i confini australiani. Con numeri di tutto riguardo: comprende attualmente fino a 200 postazioni di monitoraggio in 21 Paesi nel mondo. Solo dalle 44 stazioni australiane sono arrivate oltre 10mila immagini grazie al contributo di 4mila partecipanti. Ma a livello globale (Italia inclusa), le immagini ricevute hanno superato i 40mila scatti.
Per aumentare la facilità di effettuare foto anche in zone non provviste del supporto per smartphone, attualmente è possibile caricare sul database di CoastSnap anche foto realizzate con cavalletti propri o a mano libera. In qusto caso, i computer rilevano le diverse angolature dalle quali viene immortalato un luogo e creano modelli 3D di grande precisione, trasformando le immagini ordinarie in dati preziosi. Il software può calcolare distanze, altezze e volumi con notevole precisione. Un approccio reso sempre più accessibile grazie ai progressi nella tecnologia delle fotocamere e nella potenza di calcolo dei computer.
L’erosione aumenta il costo della vita sulle coste
Quella costiera è probabilmente la forma di erosione più visibile agli occhi non solo degli esperti ma anche dei semplici visitatori, oltre che ovviamente dei residenti. Le comunità che devono fare i conti col problema sono sempre di più: lo sviluppo urbano incontrollato e l’aumento del livello del mare causato dal riscaldamento globale sta accelerando il processo. Con implicazioni di vario genere: ambientali ovviamente, perché l’erosione modifica ecosistemi e intacca la biodiversità di interi territori. Ma anche l’impatto economico non va sottovalutato. L’erosione rende infatti la vita sulle coste molto più complicata e costosa.

Hotspot globali di erosione (in rosso) e accrescimento (in verde) delle spiagge mondiali. FONTE: Luijendijk, Arjen & Hagenaars, Gerben & Ranasinghe, Roshanka & Baart, Fedor & Donchyts, Gennadiy & Aarninkhof, Stefan. (2018). The State of the World’s Beaches. Scientific Reports.
A tal proposito, recentemente uno studio dell’università della California del Sud ha calcolato che l’erosione costiera quintuplicherà entro il 2050 il costo della vita costiera nella parte meridionale dello Stato.
Secondo i ricercatori californiani, i costi della vita costiera aumenteranno soprattutto a causa della necessità di prevedere progetti di ripascimento delle spiagge. Interventi che, con il progredire dei fenomeni erosivi, diverranno sempre più frequenti e costosi.
Per prevedere i futuri tassi di erosione anche i ricercatori californiani hanno utilizzato fotografie. Ma, in questo caso, sono arrivate direttamente da alcuni satelliti. Elaborando tali immagini attraverso algoritmi avanzati, gli esperti hanno previsto che i tassi di erosione triplicheranno entro il 2050, passando da una media di 1,45 metri all’anno a 3,18 metri entro il 2100.
Di conseguenza, triplicherà anche il fabbisogno annuale di sabbia per il nutrimento delle spiagge. Al tempo stesso i costi aumenteranno di cinque volte a causa dell’aumento globale dei prezzi della sabbia. Cifre che inevitabilmente eserciteranno significative pressioni economiche e logistiche sulle comunità costiere.


Patrick Domke / ETH Zurich, per uso non commerciale
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