19 Marzo 2025

La desertificazione globale fa una nuova vittima: la Francia

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Alla fine dello scorso anno, la Francia si è aggiunta per la prima volta alla lista ONU dei Paesi dichiarati colpiti dal degrado del suolo e dalla desertificazione. Un fenomeno che nel mondo impatta su oltre 3 miliardi di persone

di Matteo Cavallito

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La desertificazione è un’emergenza sempre più diffusa. Un problema particolarmente esteso, più ancora di quanto si pensi. Di recente, in questo senso, un particolare caso nazionale ha saputo attirare una certa attenzione, affermandosi come un esempio emblematico del carattere globale del fenomeno. Alla fine dello scorso anno, infatti, le Nazioni Unite hanno aggiornato l’elenco dei Paesi dichiarati colpiti dal degrado del suolo e dalla desertificazione accogliendo nella poco invidiabile lista un nuovo membro. Non si tratta di uno Stato africano del Sahel e nemmeno di una nazione delle sconfinate steppe asiatiche, bensì del quattordicesimo esponente della UE a entrare nel club: la Francia.

La desertificazione colpisce oltre 3 miliardi di persone

A dicembre, ricorda la rivista Reporterre, la Francia si è così aggiunta alla lista degli altri 169 Stati soggetti al problema, Un fatto non solo formale che, ha affermato nell’occasione Thani Mohamed Soilihi, il capo della delegazione d’Oltralpe presente alla Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione (UNCCD) a Riyad, in Arabia Saudita, rappresenta “un altro passo verso una maggiore consapevolezza di questa realtà”.

La desertificazione, ovvero il degrado del territorio e del suolo nelle zone aride, è favorita da diversi fattori. Tra questi, ovviamente, anche il cambiamento climatico che si traduce in eventi meteo estremi, perdita di fertilità e calo di disponibilità delle riserve idriche. Secondo l’Institut de recherche pour le développement (IRD), un ente di ricerca francese con sede a Marsiglia, ricorda ancora Reporterre, la desertificazione globale colpisce attualmente 3,2 miliardi di persone e minaccia il 40% della superficie del Pianeta (Antartide escluso).

L'evoluzione dell'aridità. Nel riquadro superiore è mostrata la differenza tra i valori dell'Indice di aridità (AI) nel periodo 1961-1990 e il periodo 1991-2020. Il verde indica condizioni più umide, il marrone condizioni più secche (la Groenlandia è mascherata nel pannello superiore poiché l'AI mostra grandi variazioni dovute alla neve, senza spostamenti dalla classe AI fredda). Il riquadro inferiore indica gli spostamenti tra le classi AI nei periodi sopra menzionati. Le aree nere sono gli hotspot esposti all'aridificazione. FONTE: Unccd Aridity report, 2024.

L’evoluzione dell’aridità. Nel riquadro superiore è mostrata la differenza tra i valori dell’Indice di aridità (AI) nel periodo 1961-1990 e il periodo 1991-2020. Il verde indica condizioni più umide, il marrone condizioni più secche (la Groenlandia è mascherata nel pannello superiore poiché l’AI mostra grandi variazioni dovute alla neve, senza spostamenti dalla classe AI fredda). Il riquadro inferiore indica gli spostamenti tra le classi AI nei periodi sopra menzionati. Le aree nere sono gli hotspot esposti all’aridificazione. FONTE: Unccd Aridity report, 2024.

Tre quarti dei suoli sono più aridi di 30 anni fa

Uno degli aspetti più problematici della desertificazione è il suo carattere tutt’altro che temporaneo. Il fenomeno, ha rivelato infatti un recente rapporto (“The Global Threat of Drying Lands”) realizzato della stessa Convenzione ONU, è in aumento ormai da trent’anni. Un periodo nel quale le zone aride sono cresciute di 4,3 milioni di kmq e il 77,6% delle terre emerse è diventato più secco. E non è tutto.

Il 7,6% dei suoli globali – un territorio più grande del Canada, per capirci – è stato spinto oltre la soglia di aridità (ovvero non è più classificato come area non arida) con impatti evidenti sull’agricoltura, gli ecosistemi e le persone.

In assenza di interventi di mitigazione del riscaldamento globale e delle emissioni di gas serra, si stima che un altro 3% di aree umide diventerà arido entro la fine del XXI secolo. Quando, secondo le stesse previsioni, il numero delle persone coinvolte dal fenomeno raggiungerà i 5 miliardi.

In Francia oltre 750mila ettari di suolo desertificato

E la Francia? I numeri, per ora, sono decisamente più bassi nel confronto con gli altri Paesi. Ma fanno comunque riflettere. Nel 2024, il Comitato scientifico francese sulla desertificazione (CSFD), in collaborazione con l’associazione Nitidae, ha aggiornato dopo un decennio il proprio documento di valutazione del fenomeno su scala nazionale. Ebbene:

In Francia la superficie arida, semiarido e subumida secca ammonta a quasi 1 milione di ettari, pari all’1,8% del totale. Nello spazio di trent’anni (1993-2022), inoltre, circa il 39% del territorio ha sperimentato una trasformazione del proprio clima che è diventato più secco.

Ma c’è dell’altro. Oggi, spiega il Comitato, il 3,2% del suolo francese (oltre 1,7 milioni di ettari) è considerato degradato “sulla base dei tre indicatori indicati dalla Convenzione ovvero copertura del suolo, produttività della vegetazione e stock di carbonio organico sequestrato. Secondo questi parametri la desertificazione interessa in Francia circa 76mila ettari di terreno. Tenendo conto degli indicatori suggeriti dal JRC, il Centro comune di ricerca della Commissione europea), però, si arriva a oltre 750mila. L’1,4% della superficie totale.